Ve lo dico in poche parole, il perché. Perché la vita è una merda, chiaro? Non lo sapevate, poveri figli dell’estate? Non avevate forse notato che ovunque ci giriamo non c’è che tristezza, desolazione, annientamento e salmoni del dubbio?
Avete, anzi – mi correggo – abbiamo, bisogno di vedere questo film della Disney perché abbiamo (chi più, chi meno) smesso di crederci. Perché abbiamo smesso di credere in un futuro in cui le persone vanno al lavoro in Jetpack, dove si può viaggiare con il teletrasporto, dove nella Tour Eiffel è nascosto un razzo per un’altra dimensione, e dove ologrammi, gadget e chincaglierie da fantascienza sono realtà. Perché abbiamo smesso di credere in noi stessi, e nella nostra parte migliore: la capacità di evolverci. Perché abbiamo smesso di lottare per il futuro. Il nostro futuro.
Un futuro ottimista, dove la scienza e l’innovazione sono il cardine e l’impegno e la creatività vengono premiate; dove non siamo destinati all’autodistruzione, dove siamo noi a determinare positivamente il futuro.
Sarò sincero (e lo si intuiva già al «la vita è una merda»): magari non sarà un film di una regia eccelsa; magari, George Clooney, non è che sia ‘sto grande attore; magari, l’ingenuità della giovane Casey Newton (Britt Robertson) a volte raggiunge picchi di stucchevolezza a dir poco notevoli. Ma è proprio per quest’ultimo aspetto che vi dico: andate. Abbiamo bisogno come il pane di curiosità, di stupore, di ispirazione. Di porre e porci domande. E abbiamo bisogno di fantascienza. Alla luce di tutto ciò, io ho trovato Tomorrowland a dir poco squisito (a tratti anche commuovente), e consiglio a tutti i genitori di portare i pargoli al cinema: entusiasmerà loro, motiverà voi.
In poche parole: sì, la vita è una merda. Sta a noi scegliere se usare quella merda per concimare un campo e far nascere qualcosa di buono, o se sguazzarci dentro fino ad affogare.
(immagini via: facebook.com/Tomorrowland)
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